Istituto Gianni Vattimo
Gianni Vattimo tra filosofia e religione verso un nuovo ethos

Gianni Vattimo tra filosofia e religione verso un nuovo ethos

“Gianni Vattimo tra filosofia e religione verso un nuovo ethos” è il titolo della lezione aperta affidata dalla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum alla dott.ssa Lucrezia Romussi, venerdì 17 gennaio 2025, alle 15:00. La lezione realizzata con il coordinatore scientifico dell’attività il prof. Andrea Bizzozero, Decano della Facoltà di Filosofia cerca di mostrare le somiglianze e i punti in comune tra filosofia e religione. Tali aspetti di inscindibilità sembrano convogliare in una nuova nuova etica del quotidiano, laica, critica e aperta.

Parola chiave per rintracciare il collegamento tra religione e filosofia è la secolarizzazione. la secolarizzazione è un processo interno alla religione cristiana cattolica stessa che esprime la trascendenza di Dio. Attraverso l’incarnazione di un dio fattosi uomo avviene il processo di kenosis cioè di abbassamento del divino nell’umano. Con l’incarnazione di Gesù il Dio non è più violento e giudice ma diventa amico, uomo come gli altri, si è passati da essere schiavi di Dio a essere figli. C’è un indebolimento del concetto di Dio attraverso l’incarnazione.

All’estremo opposto di questa visione si schiera il concetto di sacro mitico e veterotestamentario. Secondo l’antropologo Girard il sacro nasconde una forma implicita di violenza, questa è propria della religione metafisica. Il cristianesimo, invece, opera una dissoluzione del sacro violento attraverso la desacralizzazione del messaggio biblico, e dunque presenta una svalutazione del fondamento ultimo violento a favore di un cristianesimo debole adatto al contesto babelico attuale. Il vangelo permette di rileggere le antiche scritture come progressiva presa di coscienza storica della matrice violente dell’ordine cultuale e il sacrificio di Cristo come il momento di rottura dell’equilibro che manteneva stabile il meccanismo simbolico religioso su cui si erano basate le società arcaiche. Il cristianesimo è il momento in cui l’uomo si libera dalla necessità di ricorrere ai capri espiatori per risolvere le crisi comunitarie, che servivano per redimersi consapevoli dell’innocenza di queste vittime: il cristianesimo racconta la scena dal punto di vista della vittimi innocente. Dunque, la violenza scaturisce dall’istinto di competizione che gli esseri umani hanno tra loro e dalla conseguente azione mimetica reciproca.

Cristo è uno smascheratore, quindi, bisogna sforzarsi di capire che i testi sacri devono essere compresi alla luce del contesto storico contemporaneo. La verità dunque diviene una forma di pietas cioè un’accordo reciproco tra pari (la mia verità vale quanto la tua), non c’è nessuna predominanza di qualcuno verso qualcun altro; in questo si articola anche il nichilismo di Vattimo, per il pensatore essere nichilisti significa appunto non credere in una verità assoluta dogmatica, si opera una disarticolazione della violenza. Infine, in un mondo in cui c’è un ritorno del religioso perché la liquidazione del mito è diventata essa stessa una mitologia è necessario un approccio critico che non opponga alla mancanza di fondamento post moderno una ricerca di un nuovo basamento metafisico.

Insomma la religione debole e secolarizzata di Vattimo cerca di proporsi come minimo comune denominatore tra filosofia e religione, all’insegna di uno stile comportamentale comune che verta su una nuova istanza critica della realtà e del quotidiano vivere.

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