Venerdì 29 novembre 2024 si è svolta la giornata di studi del diploma di alta specializzazione in etica e intelligenza artificiale Etica e intelligenza artificiale: un incontro del pensiero, organizzata dalla Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Antonianum.
L’incontro prende avvio con l’Introduzione ai lavori del prof. Andrea Bizzozero, Decano della Facoltà di Filosofia, e la relazione La domotica di Efesto: le ragioni di una genealogia del prof. Paolo Vignola, a cui sono seguiti i panel Etiche e linguaggi tra l’umano e le macchine ed Educazione, creatività e spiritualità.
Dopo la pausa, l’intervento della prof.ssa Chiara Panciroli, Educare alla cultura dell’IA: punti di attenzione e prospettive, seguito dal panel Università ed ecologia integrale tra autonomia e automatismi. Conclude i lavori il prof. Mario De Caro, Intelligenza artificiale: quante ombre tra le luci?
Tra gli interventi attraverso la relazione della dott.ssa Romussi si attua una riflessione su Gianni Vattimo. Mediante un’analisi del contesto sociale contemporaneo la relazione si propone di argomentare il rapporto complesso e, spesso, per niente definito tra l’umano e le macchine. L’uso, ormai costante, dell’intelligenza artificiale ha causato un mutamento storico, probabilmente, senza precedenti. Gli individui sono cambiati, si è modificata la definizione stessa di io personale, la descrizione d’identità sembra dissolversi nello sviluppo del progresso tecnologico. Tra i tanti effetti sociali provocati dalle nuove tecnologie, vi appare un generale senso di frammentazione. Come dimostrano sociologi e filosofi quali, a titolo d’esempio, Zygmunt Bauman e Shoshana Zuboff, nell’epoca contemporanea il senso del tempo continuato è stato sostituito dalla concezione istantanea dell’attimo; la vita è diventata una serie televisiva, divisa in episodi, spesso non collegati tra loro. L’essere umano d’oggi vive in una “società liquida” e “capitalocentrica”, l’attimo diventa, sovente, una possibilità per aumentare il potere e i guadagni di pochi, a discapito di molti. In una così fragile instabilità collettiva emerge una società confusa, spesso frammentaria e frammentata; si è smarrito un generale senso di collettività, che conduceva gli individui a riconoscersi in una comune nozione di Io personale. Attualmente, la definizione di Io è completamente annientata dal vortice “liquido” del presente diveniente. In questo difficile complesso, la morale ha cercato di sopperire alla mancanza di comunità e stabilità proponendo una prospettiva prettamente normativa per affrontare l’Intelligenza Artificiale.
Gli Stati di tutto il mondo, se pur con differenti approcci, hanno cercato di imporre norme e leggi per una corretta gestione delle nuove tecnologie. Tra i vari principi sono stati considerati, la non maleficenza, la tutela della privacy, il rispetto dei diversi orientamenti sessuali, etnie e religioni, la tolleranza e l’inclusione. Tuttavia, come dimostrano esempi tangibili, spesso tali istanze si scontrano con la loro attuazione pratica. Le norme teoretiche nella prassi, talvolta, non vengono rispettate finendo per essere assorbite dalla frenesia dell’attimo che investe la società contemporanea. Premessa questa prospettiva, dunque, è forse bene interrogarsi se sia necessario cambiare approccio da utilizzare per confrontarsi con l’intelligenza artificiale in ambito morale. Invece, di cercare di rifondare la stabilità in un mondo frammentato attraverso principi e norme, è, probabilmente, più efficace adeguarsi alla parcellizzazione anche in ambito etico? Attraverso le teorie filosofiche di Gianni Vattimo, e soprattutto, del noto pensiero debole, nella relazione si tenta di proporre una prospettiva etica che, al di fuori di qualsiasi logica relativista, interpreta la morale mediante una concezione “debole”. L’assenza di fondamento che coinvolge l’età contemporanea, potrebbe rivelarsi un buon punto di partenza teorico per ipotizzare un’etica riferita all’intelligenza artificiale non impositiva ma dialogica, all’insegna del rispetto e del confronto reciproco.
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