Gianteresio Vattimo, detto Gianni (Torino, 4 gennaio 1936 – Rivoli, 19 settembre 2023) è stato uno dei più importanti filosofi contemporanei al livello mondiale.
Un precoce spirito intellettualistico
Nasce a Torino come secondogenito, figlio di un poliziotto calabrese e di una sarta piemontese. Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, la famiglia è costretta a tornare in Calabria perché la casa nel capoluogo piemontese viene rasa al suo, qui Gianni affronta il dolore con un precoce spirito intellettualistico. In quel periodo, infatti, pubblica una sua poesia nell’antologia “Poeti italiani per l’amore e la bontà” dell’editore Gastaldi e scrive un romanzo breve.
L’unione tra teoria e pratica
Ritornato in Piemonte, diventa uno studente del liceo classico Vincenzo Gioberti, è un ragazzo intraprendente e rivoluzionario. Gli anni del dopoguerra sono difficili si crede disperatamente alla ripartenza, ma il ricordo irreversibile delle atrocità vissute nel quinquennio della morte, è difficile da superare. Vattimo cerca il miglioramento, non si accontenta di imparare tra i banchi di scuola, desidera anche conoscere la realtà e il mondo che lo circonda. Per questo diventa attivo partecipante della Gioventù Studentesca di Azione Cattolica, e scrive su “Quartodora”, la rivista del movimento. Il suo folle amore per la conoscenza, lo conduce alla laurea in filosofia a Torino nel 1959. Da ragazzo curioso e appassionato trova nella materia delle domande, la grande risposta. Gianni ha una voglia spasmodica di scoprire e comprendere l’universo, e nella filosofia coglie quel tratto unico che gli permette di continuare a esplorare ciò che gli sta intorno. Indaga su sé stesso e sugli altri, non trova delle definizioni assolute ma delle ipotesi prudenziali che gli fanno intuire che forse il suo vivere ha un senso.
Una cultura al servizio di tutti
Negli anni cinquanta lavora ai programmi culturali della Rai, certo che il suo amore per il sapere non debba rimanere rinchiuso tra le mura dell’università ma debba far innamorare altri ragazzi e ragazze, come lui perché solo così la filosofia trova il suo vero compimento. Consegue la specializzazione a Heidelberg, con Karl Löwith e Hans-Georg Gadamer, di cui introduce il pensiero in Italia. Nel 1964 diventa professore incaricato, nel 1969 ordinario di estetica all’Università di Torino, e successivamente, dal 1982 al 2008, Presiede la cattedra di filosofia teoretica. All’attività didattica affianca un impegno divulgativo e politico, idea e conduce su Rai 3 “La clessidra” e diventa due volte europarlamentare. Il suo è un “comunismo cristiano” e “comunismo ermeneutico”, un ideale antidogmatico di “comunismo debole” nel pensiero e nell’essere, che si ispira alla vita comunitaria delle prime comunità cristiane. Esso rinnega e si oppone alla violenza a favore del dialogo e della tolleranza.
La forza della debolezza
Le sue riflessioni filosofiche sono un patrimonio immateriale per tutti, con il pensiero debole e l’intero percorso ermeneutico ha stravolto il modo di filosofare, ha posto in discussione le certezze del passato per proporre una visione multiprospettica all’insegna del rispetto individuale e sociale. Gianni Vattimo ha scardinato le fondamenta dell’individuo contemporaneo, spesso contraddistinto da un accentramento egotistico, per promuovere una pluralità di differenze che traggono nella debolezza una forza umana. Vattimo è un filosofo che ha insegnato tramite biografia e bibliografia una modalità di filosofare unica e irripetibile.